Il ricorso “forzato” alla didattica a distanzadurante i mesi del lockdown ha fatto sì che si riaccendesse un dibattito in merito all’adozione e all’utilizzo dei device tecnologiciin ambito scolastico-educativo.
Docenti di scuole di ogni ordine e grado hanno dovuto provvedere a realizzare lezioni via webcam, inserire materiali su piattaforme online e destreggiarsi in ambienti (purtroppo) ancora sconosciuti a molti.
Poi ci sono le scuole come la nostra, da sempre preparate al futuro: per noi di iSchool la tecnologia è parte integrante – e fondamentale – del processo di apprendimento dei singoli alunni, da prima dell’emergenza sanitaria. La blended learning, ovvero l’approccio didattico misto online/offline, è entrata da tempo nel nostro modo di vedere l’insegnamento e la dotazione di dispositivi elettronici agli studenti ci aiuta a mettere in pratica la nostra filosofia.
Ma è davvero necessario – e salutare – imporre l’uso di tablet e PC in classe ai ragazzi della generazione Z? Questa la domanda che in molti si stanno ponendo, schierandosi a favore o contro l’utilizzo dei device all’interno delle mura scolastiche.
I nativi digitali sono a proprio agio con le nuove tecnologie, perché le vivono con naturalezza, ma l’apertura dei docenti a tali dispositivi è vista da alcuni come una minaccia alla vita offline dei ragazzi, già messa a dura prova dall’iperconnessione (vedi la “Lettera a presidi e professori”, scritta dal Prof. Alberto Pellai insieme a Barbara Tamborini); e da altri come un passo positivo verso l’evoluzione, in quanto “virtuale è reale” e non è demonizzando la tecnologia che si aiutano i giovani a sfruttarla al meglio (come sostengono i professionisti di “Parole O_Stili”).
Dal canto nostro, noi di iSchool siamo a favore dell’utilizzo delle nuove tecnologie in classe, a patto che gli alunni vengano educati al loro uso consapevole. Per questo motivo consegniamo device personali ai nostri studenti già dai primi giorni di scuola, consci dei vantaggi e dei limiti che il mondo digitale presenta: è molto utile per l’apprendimento, ma non potrà mai sostituire il lato umano delle relazioni. Può invece andare di pari passo con quest’ultimo, per permetterci di prendere il meglio dai due mondi.